Allarme ortoressia: l'ossessione per il mangiar sano
Una dieta equilibrata è fondamentale per la nostra salute, ma quando l’attenzione a ciò che si mangia diventa eccessiva, può rivelarsi persino dannosa. La troppa preoccupazione nei riguardi della dieta può sfociare, infatti, in un vero e proprio disturbo alimentare, che prende il nome di ortoressia. Il termine deriva dal greco “ortos” (corretto) e “orexis” (appetito) e indica, appunto, l’ossessione per il mangiare sano.
I comportamenti tipici dell’ortoressia
Chi soffre di ortoressia presta un’attenzione costante all’alimentazione: programma con largo anticipo i propri pasti, calcolando in maniera precisissima dosi, quantità e calorie e organizzando la distribuzione dei diversi alimenti nei pasti della giornata. Anche la spesa viene accuratamente pianificata con l’obiettivo di avere sempre a disposizione alimenti sani e di eliminare totalmente quelli meno salubri.
A prima vista questi comportamenti non sono di per sé scorretti o indicativi di un problema, perché preoccuparsi di ciò che si mette nel carrello e di ciò che si mangia è un atteggiamento responsabile e tipico di chi cerca di conciliare la cura della propria salute, e di quella dei propri cari, con il bilancio familiare. Come capire, quindi, se si sta superando il confine tra attenzione e ossessione? Esistono alcuni segnali che potrebbero indicare che l’abitudine a mangiare sano stia diventando spropositata e possa diventare ortoressia.
I campanelli d’allarme
Chi soffre di ortoressia tende a eliminare progressivamente dalla dieta gli alimenti ritenuti pericolosi per la salute, dai cibi ipercalorici ai dolci, agli insaccati. Ma questo limite si fa via via più restrittivo, fino a escludere intere categorie di alimenti, come carne, cibi confezionati, ortaggi non biologici, latticini, carboidrati, senza ammettere eccezioni.
Un altro campanello d’allarme si ha quando, per essere certi di seguire i propri obiettivi alimentari, ci si isola, arrivando a evitare di mangiare fuori casa o insieme ad altre persone, e rinunciando, così, a pranzi di lavoro o sacrificando momenti di convivialità con amici e parenti.
A destare preoccupazione può essere anche il pensiero costante e compulsivo rivolto a ciò che si mangia o si mangerà, anche per diverse ore al giorno: tutto tempo che viene sottratto ad altre attività e che può favorire l’insorgere di sentimenti negativi, come il senso di colpa o di fallimento, se per qualche motivo, e anche soltanto una volta, non si riesce a seguire il piano alimentare prestabilito.
I rischi dell’ortoressia
Come riportato dal Ministero della Salute, in Italia sono oltre 3 milioni le persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare (Dca), pari a circa il 5% della popolazione. Durante la pandemia da Covid-19 la situazione è peggiorata, tra restrizioni e maggiore solitudine, con un incremento dei disturbi della sfera psicologica ancora non facilmente quantificabile.
I rischi dell’ortoressia riguardano sia l’ambito psicologico e sociale, con la tendenza all’isolamento e a vivere il pasto come una situazione che comporta rischi e insidie, sia quello nutrizionale, perché l’esclusione di intere categorie di alimenti -soprattutto se decisa autonomamente e senza le indicazioni di un medico o di un nutrizionista- può privare l’organismo di nutrienti importanti per la salute, esponendolo al rischio di pericolose carenze nutrizionali.
Maggiormente esposte al rischio ortoressia sono le persone già molto attente al conteggio di dosi, calorie e composizioni dei pasti, come per esempio alcuni sportivi, le persone che si autoimpongono regimi alimentari particolarmente restrittivi o, più in generale, persone che hanno un rapporto poco sereno con l’alimentazione, come conseguenza di un’alta sensibilità alla percezione del proprio corpo e del peso corporeo. Anche un eccesso di perfezionismo, che può portare allo sviluppo di comportamenti ossessivi, ripetitivi e ansiogeni, può favorire lo sviluppo di atteggiamenti sbilanciati verso il consumo dei pasti.
5 consigli per ritrovare un rapporto sano con il cibo
Se un’alimentazione varia è alla base della nostra salute, è altrettanto vero che un rapporto equilibrato con il cibo è fondamentale per il nostro benessere psicofisico: mangiare significa anche godere di tanti sapori diversi, gustarsi un buon piatto senza sensi di colpa, e vuol dire ritrovare il piacere della convivialità.
Se ci rendiamo conto che i paletti che poniamo nella nostra dieta ci stanno privando della gioia del cibo, possiamo mettere in pratica qualche consiglio, prima che la nostra attenzione si trasformi in un vero e proprio disagio psicologico, per il quale è necessario un confronto con uno specialista.
Ecco cosa fare:
1) Mangiare un po’ di tutto: una dieta sana è prima di tutto una dieta varia. Se non si hanno particolari problemi di salute, non esistono cibi buoni o cattivi in assoluto: l’ideale è mangiare un po’ di tutto, con un corretto apporto di frutta e verdura, fibre, carboidrati e proteine.
2) Non isolarsi. Se si ha difficoltà a mangiare con le altre persone, si può provare a scegliere come commensale una persona di fiducia, alla quale confidare il proprio problema e con cui provare a superarlo. Insieme sarà più facile.
3) Riscoprire il piacere della varietà gastronomica. Un esempio virtuoso è la dieta mediterranea, con il suo immenso patrimonio di biodiversità: utile può essere, per esempio, passeggiare per i mercati, viaggiare e lasciarsi conquistare da colori, profumi e sapori che sono alla base di una dieta ritenuta tra le più equilibrate e salutari.
4) Trovare altri modi, oltre al cibo, per occuparsi della propria salute: avere uno stile di vita attivo, avere cura del proprio benessere psicofisico coltivando interessi, relazioni virtuose, dedicandosi a chi ha bisogno, permetterà di non focalizzarsi troppo sull’unico pensiero dell’alimentazione e contribuirà a renderci più indulgenti qualora si dovesse “sgarrare” dalle regole che ci si è imposti.
5) Non esitare a chiedere l’aiuto di uno specialista se non si riesce a trovare una soluzione. L’ortoressia è, infatti, un vero e proprio disturbo alimentare e come tale può beneficiare di una terapia psicologica specifica.
In conclusione
Una corretta alimentazione è alla base della nostra salute ed è bene scegliere con cura gli alimenti, garantendo un equilibrato apporto di tutti i nutrienti. Quando, però, questa attenzione si trasforma in eccessiva preoccupazione, occupando costantemente i nostri pensieri e limitandoci nella vita sociale, può diventare un problema. Per superarlo è bene cercare di riscoprire il piacere di un’alimentazione varia, creativa e colorata, sperimentando nuove ricette con materie prime sane e genuine e condividendo il momento del pasto. È importante, infine, non esitare a chiedere aiuto se da soli non si riesce a superare il problema.