La prevenzione per lui
Controlli e stili di vita dall’adolescenza all’età anziana
Quella del “sesso forte” è una diceria che nulla ha a che vedere con la salute. Per garantirsi una vita lunga e soprattutto sana gli uomini -esattamente come le donne- devono sottoporsi a puntuali controlli periodici e adottare stili di vita sani fin dalla giovane età.
La prevenzione è ottima amica della salute e l’affermazione non conosce differenze di genere, anche se globalmente gli uomini sembrano più restii a sottoporsi a esami di controllo in ottica preventiva. La ragione, in base alle teorie proposte da psicologi e antropologi, è legata a un’idea di virilità secondo cui le persone di sesso maschile sono più forti e robuste.
Ma è un’erronea credenza: come sottolinea l’Istituto Superiore di Sanità, “nonostante le donne vivano più a lungo degli uomini, l’aspettativa di vita sana è equivalente tra i due sessi”. Insomma, dati alla mano, “lui” non è più al riparo di “lei” dalle malattie. Per diffondere questa consapevolezza, la World Health Organization ha raccomandato l’attivazione di “politiche attive in ambito educativo, per combattere gli stereotipi alla base dell’idea di mascolinità”, promuovendo il benessere sul luogo di lavoro e strategie di sanità pubblica.
Testicoli e prostata, “osservati speciali”
Anche la prevenzione al maschile ha “tappe” ben codificate. La prima è una valutazione uro-andrologica, consigliata durante l’adolescenza o comunque sia intorno ai 18 anni, per riconoscere e trattare il varicocele, dilatazione delle vene del testicolo che rende difficile il ritorno del sangue. Secondo il Ministero della Salute, questa anomalia colpisce il 10-20% della popolazione maschile ed è correlata con problemi di fertilità: è presente in percentuali del 30-40% negli uomini che fanno fatica a diventare papà.
A partire dai 25 anni, e fino ai 50, via all’autopalpazione dei testicoli, da eseguire ogni 3-4 mesi: questo semplice controllo ha lo scopo di individuare precocemente un possibile cancro ai testicoli, il più frequente tra i 25 e i 49 anni secondo i dati Aiom-Airtum, con numeri in continua crescita.
Il giro di boa dei 40 anni è, invece, il momento consigliato dalla Società italiana di urologia per sottoporsi a un check-up urologico completo. Il primo passo è la visita dall’urologo, che in base al quadro generale e alla familiarità consiglierà gli step successivi. Dopo i 50 anni, si raccomanda di eseguire una volta ogni 2 anni il dosaggio del Psa, indice di salute della prostata e campanello d’allarme di un possibile tumore a quest’organo.
L’importanza delle buone abitudini
Apparato genitale e urologico sotto la lente, ma non solo: anche per lui, l’adesione agli screening e l’attenzione ad alimentazione e pressione arteriosa sono fondamentali.
Una dieta ricca di frutta, verdura e cereali integrali riduce, infatti, il rischio di sviluppare disturbi come ipertrofia prostatica benigna e diabete di tipo 2, che in Italia, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, colpisce quasi il 6% degli uomini.
La ricerca del sangue occulto nelle feci, ed eventualmente la colonscopia, permette di individuare, poi, in tempi precoci forme tumorali al colon-retto. Tra le buone abitudini da osservare, infine, il no alla sigaretta, dannosa per l’intero organismo, inclusi i reni e la prostata. Sì, invece, a un’attenta igiene genitale, con la buona norma di urinare dopo i rapporti sessuali, per ridurre il rischio di infezioni del tratto urinario.
Movember, prevenzione con i baffi
Il tumore alla prostata è il più diffuso tra gli uomini. In Italia si contano 36 mila casi all’anno, con 7.000 decessi (fonte Airc). La prevenzione di questo tumore è al centro della campagna Movember, ideata dall’omonima fondazione che prende il nome dalla fusione tra “november”, novembre, e “moustache”, baffi. “Indossando” un paio di baffi posticci, chi aderisce a questa iniziativa si impegna, in questo mese tradizionalmente dedicato alla prevenzione al maschile, a favorire scambi di informazioni e incontri con gli urologi. Se il tumore della prostata è la malattia che spaventa di più, l’ipertrofia prostatica è sicuramente quella più diffusa, con un’incidenza del 5-10% dopo i 40 anni e addirittura dell’80% dopo i 70 (dati Fondazione prevenzione e ricerca in oncologia). I disturbi associati? La difficoltà a urinare e lo stimolo a farlo spesso. Una volta di più, per prevenire l’ingrossamento della prostata è importante lo stile di vita. Anche quando questa fisiologica trasformazione si manifesta, però, sono possibili cure e trattamenti. Insomma, vietato fare finta di niente.