Non tutti sono rilassati quando varcano le soglie di un ambulatorio medico: paura degli aghi (nota come belonefobia) e paura del sangue (emofobia) sono solo alcuni dei timori più noti, ai quali si accompagnano stati emotivi anche inconsci che possono alterare i risultati di alcuni test diagnostici.
Ne è un esempio il cosiddetto effetto camice bianco, o iatrofobia, una sorta di “sbalzo pressorio da ansia” di origine emotiva. Si manifesta nei pazienti che, alla misurazione dei valori pressori, soffrono di un disturbo d’ansia generalizzata per cui non riescono a mantenere uno stato di rilassatezza tale da rilevare i “parametri reali”. Succede, infatti, che quelli rilevati risultino discrepanti (spesso superiori) rispetto a quelli misurati a casa.
Tuttavia si tratta di un fenomeno che dal punto di vista clinico, in genere, non deve allarmare, come afferma anche la Società italiana dell’ipertensione arteriosa sul suo sito. È importante comunicare in maniera aperta con il medico, lo specialista o l’operatore sanitario, informandolo sul proprio stato emotivo e su eventuali dubbi in merito alle discrepanze rilevate perché è fondamentale comprendere il motivo che c’è dietro.
In particolare, se il fenomeno è sistematico e permane a ogni visita, anche alla seconda misurazione consecutiva fatta dal medico, merita un approfondimento ulteriore, magari con un holter pressorio, cioè un esame che rileva la pressione per 24 ore consecutive.