Per lungo tempo il sonno è stato considerato soltanto uno stato di inattività, addirittura una sorta di “piccola morte”, un accostamento di cui si trovano tracce fin dall’antichità e che riecheggia anche in alcuni passi di Shakespeare, Leopardi, e perfino in uno scrittore contemporaneo come Haruki Murakami. In realtà oggi sappiamo che quando dormiamo il nostro organismo è tutt’altro che inerte: provvede, invece, a una lunga serie di attività di manutenzione del nostro corpo e della nostra mente.
Mentre dormiamo la temperatura corporea si abbassa, rallenta il metabolismo e i nostri tessuti si rigenerano; il sistema immunitario fa un piccolo check up e aumenta la produzione di alcuni tipi di cellule difensive, inoltre la pressione sanguigna viene stabilizzata e il cervello si impegna a liberarsi delle informazioni superflue e di eventuali scarti metabolici.
Perché tutto questo lavorio vada a buon fine è, però, necessario dormire un numero sufficiente di ore, in media -sia pure con una certa variabilità individuale- intorno alle 7-8 ore a notte, un po’ di più nel caso dei bambini e un po’ di meno negli anziani. Dormire troppo poco per periodi di tempo prolungati può comportare seri problemi di salute.
Tuttavia, dormire un numero adeguato di ore può non bastare: altrettanto importante è, infatti, la qualità del sonno, vale a dire il numero di ore di sonno continuo, senza interruzioni. Un numero elevato di interruzioni può mettere a repentaglio la giusta alternanza delle fasi del sonno, e minarne, in tutto o in parte, le funzioni fisiologiche. Intendiamoci, una o due interruzioni, magari per andare in bagno o bere un bicchiere d’acqua, non hanno un particolare effetto negativo, ma ci sono alcune situazioni che possono arrivare a configurarsi come vere e proprie patologie, con conseguenze sul benessere dell’intero organismo. Parliamo delle apnee notturne.
Le apnee notturne sono interruzioni di alcuni secondi della respirazione durante il sonno, che possono provocare una serie di micro-risvegli, anche in numero molto elevato, di cui il soggetto può benissimo non accorgersi e, dunque, non attivarsi per cercare di porvi rimedio. Non di rado, infatti, ad accorgersi delle apnee non è la persona che ne soffre, ma chi le dorme accanto, specie se le apnee sono prolungate.
Le apnee notturne possono essere essenzialmente di 2 tipi.
Diversi fattori concorrono ad aumentare il rischio di apnee notturne ostruttive:
Quando si verifica un’interruzione del respiro di diversi secondi, la saturazione di ossigeno che arriva al cervello crolla dai valori normali -oltre il 90%- al 60%, costringendo il cuore a un’improvvisa accelerazione del battito e l’organismo a rilasciare per questo una scarica di ormoni dello stress. A lungo andare questo stop and go porta a sviluppare in primo luogo una ipertensione arteriosa, aumentando a cascata il rischio di incorrere in infarto, ictus o altri accidenti trombotici o embolici, e di sviluppare aritmie cardiache, come la fibrillazione atriale.
Ma ci sono anche conseguenze a livello cerebrale, che all’inizio sono solo temporanee, ma che con l’andare degli anni posso diventare decisamente più impegnative, tanto che negli anziani che hanno una lunga storia di apnee notturne non curate si riscontra un declino cognitivo più marcato rispetto a chi non ne ha sofferto.
Va, infine, ricordato che in caso di una forma grave di questo disturbo e, quindi di soggetti che non riposano adeguatamente, possono capitare improvvisi colpi di sonno durante il giorno, con gravi conseguenze, specie se alla guida di un veicolo.
I principali e frequenti sintomi di apnee notturne negli adulti sono:
Anche nei bambini il russamento è frequente tra quelli che soffrono di apnee, a cui si affiancano:
La diagnosi è fatta in primo luogo sulla valutazione dei sintomi da parte del medico che, per confermarla e stabilirne la gravità, potrà indirizzare la persona a un centro specializzato presso il quale eseguire una polisonnografia, un esame in cui è monitorata l’attività respiratoria, cardiaca e cerebrale mentre si dorme.