Apnee notturne: cause, conseguenze e consigli per contrastarle
Per lungo tempo il sonno è stato considerato soltanto uno stato di inattività, addirittura una sorta di “piccola morte”, un accostamento di cui si trovano tracce fin dall’antichità e che riecheggia anche in alcuni passi di Shakespeare, Leopardi, e perfino in uno scrittore contemporaneo come Haruki Murakami. In realtà oggi sappiamo che quando dormiamo il nostro organismo è tutt’altro che inerte: provvede, invece, a una lunga serie di attività di manutenzione del nostro corpo e della nostra mente.
Mentre dormiamo la temperatura corporea si abbassa, rallenta il metabolismo e i nostri tessuti si rigenerano; il sistema immunitario fa un piccolo check up e aumenta la produzione di alcuni tipi di cellule difensive, inoltre la pressione sanguigna viene stabilizzata e il cervello si impegna a liberarsi delle informazioni superflue e di eventuali scarti metabolici.
Perché tutto questo lavorio vada a buon fine è, però, necessario dormire un numero sufficiente di ore, in media -sia pure con una certa variabilità individuale- intorno alle 7-8 ore a notte, un po’ di più nel caso dei bambini e un po’ di meno negli anziani. Dormire troppo poco per periodi di tempo prolungati può comportare seri problemi di salute.
L’importanza della qualità del sonno
Tuttavia, dormire un numero adeguato di ore può non bastare: altrettanto importante è, infatti, la qualità del sonno, vale a dire il numero di ore di sonno continuo, senza interruzioni. Un numero elevato di interruzioni può mettere a repentaglio la giusta alternanza delle fasi del sonno, e minarne, in tutto o in parte, le funzioni fisiologiche. Intendiamoci, una o due interruzioni, magari per andare in bagno o bere un bicchiere d’acqua, non hanno un particolare effetto negativo, ma ci sono alcune situazioni che possono arrivare a configurarsi come vere e proprie patologie, con conseguenze sul benessere dell’intero organismo. Parliamo delle apnee notturne.
Cosa sono le apnee notturne?
Le apnee notturne sono interruzioni di alcuni secondi della respirazione durante il sonno, che possono provocare una serie di micro-risvegli, anche in numero molto elevato, di cui il soggetto può benissimo non accorgersi e, dunque, non attivarsi per cercare di porvi rimedio. Non di rado, infatti, ad accorgersi delle apnee non è la persona che ne soffre, ma chi le dorme accanto, specie se le apnee sono prolungate.
Le apnee notturne possono essere essenzialmente di 2 tipi.
- Decisamente rare sono le cosiddette apnee notturne centrali, dovute a un disturbo del sistema nervoso centrale, come la sclerosi laterale amiotrofica (Sla) o i postumi di un ictus, ma a volte legate anche a uno scompenso cardiaco.
- Ben più diffuse sono, invece, le apnee notturne ostruttive (a volte indicate con la sigla inglese Osas): si stima che la forma da moderata a grave interessi ben il 27% della popolazione generale 01 , con un rapporto tra uomini e donne di 3 a 1 02 .
In genere il respiro si interrompe quando, per il rilassamento dei muscoli della parte posteriore della gola, il palato molle si adagia sulla lingua, impedendo il flusso dell’aria.
Quali sono i fattori che predispongono alle apnee notturne?
Diversi fattori concorrono ad aumentare il rischio di apnee notturne ostruttive:
- obesità e sovrappeso, specie se il grasso si deposita anche a livello del collo;
- una cronica congestione delle vie aeree nasali, legata, per esempio, a una deviazione del setto nasale, a polipi nasali o allergie;
- una struttura ossea della mandibola, molto piccola o spostata all’indietro;
- età avanzata (per l’indebolimento della muscolatura delle strutture coinvolte);
- stili di vita non salutari, come l’abitudine al fumo, all’assunzione di alcol, e l’uso prolungato di farmaci sedativi e ipnotici;
- nei bambini, invece, le apnee possono essere comparire in seguito a un ingrossamento particolarmente marcato delle tonsille e delle adenoidi.
Le possibili conseguenze delle apnee notturne
Quando si verifica un’interruzione del respiro di diversi secondi, la saturazione di ossigeno che arriva al cervello crolla dai valori normali -oltre il 90%- al 60%, costringendo il cuore a un’improvvisa accelerazione del battito e l’organismo a rilasciare per questo una scarica di ormoni dello stress. A lungo andare questo stop and go porta a sviluppare in primo luogo una ipertensione arteriosa, aumentando a cascata il rischio di incorrere in infarto, ictus o altri accidenti trombotici o embolici, e di sviluppare aritmie cardiache, come la fibrillazione atriale.
Ma ci sono anche conseguenze a livello cerebrale, che all’inizio sono solo temporanee, ma che con l’andare degli anni posso diventare decisamente più impegnative, tanto che negli anziani che hanno una lunga storia di apnee notturne non curate si riscontra un declino cognitivo più marcato rispetto a chi non ne ha sofferto.
Va, infine, ricordato che in caso di una forma grave di questo disturbo e, quindi di soggetti che non riposano adeguatamente, possono capitare improvvisi colpi di sonno durante il giorno, con gravi conseguenze, specie se alla guida di un veicolo.
I sintomi
I principali e frequenti sintomi di apnee notturne negli adulti sono:
- russamento;
- improvvisi e/o frequenti risvegli, a volte con sensazione di soffocamento;
- sonnolenza e stanchezza diurna;
- sudorazione notturna;
- mal di testa al risveglio;
- difficoltà di memoria e a concentrarsi.
Anche nei bambini il russamento è frequente tra quelli che soffrono di apnee, a cui si affiancano:
- sudorazione e a volte rilascio involontario di urina (enuresi notturna);
- respirare con la bocca durante il giorno;
- mal di testa mattutino;
- difficoltà di concentrazione;
- problemi di comportamento, inclusa l’iperattività.
La diagnosi
La diagnosi è fatta in primo luogo sulla valutazione dei sintomi da parte del medico che, per confermarla e stabilirne la gravità, potrà indirizzare la persona a un centro specializzato presso il quale eseguire una polisonnografia, un esame in cui è monitorata l’attività respiratoria, cardiaca e cerebrale mentre si dorme.
Come contrastare le apnee notturne?
- Nei casi di apnea notturna ostruttiva più lieve il disturbo può essere risolto anche da un semplice cambiamento degli stili di vita e dalla perdita di peso.
- In alcuni casi può, invece, essere utile l’uso di un dispositivo affine a quelli usati per le cure ortodontiche che permette di tenere in posizione un poco più avanzata la mandibola, così da impedire l’occlusione da parte della lingua delle vie aeree.
- In alcune situazioni più impegnative, infine, si può ricorrere a un intervento chirurgico per lo spostamento in avanti della mandibola. Alla chirurgia si può poi ricorrere se all’origine del disturbo vi è un eccessivo ingrossamento di tonsille, adenoidi o di tessuti molli circostanti.
- In altri casi è necessario il ricorso ad apparecchi che, attraverso una maschera facciale o nasale, forniscono un flusso di aria sotto pressione in modo continuo (Cpap, Continuous positive airway pressure) o intermittente (Bipap, Bilevel positive airway pressure).
Grazie a queste terapie si riesce ad abbattere il rischio di incorrere in gravi conseguenze, riportandolo a quello della popolazione generale.
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secondo i dati riportati su www.salute.gov.it
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