La salute passa dalle ossa

"Invecchiare è l’unico modo che conosco per non morire giovane” scriveva Daniel Pennac. Di sicuro, però, è importante anche come si invecchia, così da evitare i possibili acciacchi, tra i quali ce n’è uno che rimane a lungo silente, fino a che non provoca problemi: è l’osteoporosi, che per chi ne soffre aumenta di molto il rischio di fratture, anche per traumi minimi.

Cos’è l’osteoporosi?

L'osteoporosi è una malattia a causa della quale le ossa si indeboliscono, risultano meno dense del normale e presentano alterazioni della struttura microscopica. L’osteoporosi rende le ossa più fragili e aumenta il rischio di fratture, che possono verificarsi dopo urti o traumi minimi. Queste fratture colpiscono soprattutto le vertebre, il femore (l’osso della coscia), l’omero (l’osso del braccio), le ossa del polso e quelle delle caviglie. 01

Le cause dell’osteoporosi

Per comprendere l’origine dell’osteoporosi bisogna ricordare che l’osso è un tessuto vivo, in costante ricambio, soggetto a creazione di componenti cellulari sempre nuovi e distruzione di quelli vecchi. Il primo processo è dominante nell’infanzia e nella fase della crescita, ma poi tende a rallentare e stabilizzarsi; con il procedere degli anni, poi, le cellule ossee che producono la sostanza più dura dell’osso (detta matrice) perdono efficienza, e si rischia che prenda il sopravvento il secondo processo, il “riassorbimento” osseo.

Il calo di efficienza è legato in primo luogo alla diminuzione degli ormoni sessuali, ma non solo. Il legame con gli ormoni sessuali è molto chiaro nelle donne, che possono iniziare a soffrire di osteoporosi dopo la menopausa, ma interessa anche molti uomini. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, in Italia ne è affetto il 23% delle donne oltre i 40 anni e il 14% degli uomini con più di 60 anni.

La diagnosi di osteoporosi

L’osteoporosi non dà alcun sintomo e la persona che ne soffre si accorge della sua presenza solo quando è troppo tardi, ovvero quando si manifestano le prime dolorose fratture. 02 03

Fortunatamente per sapere se si è a rischio di osteoporosi o se già se ne soffre, basta un esame innocuo e non invasivo: la mineralometria ossea computerizzata (MOC), che valuta la densità della massa ossea e, dunque, la sua resistenza.

Specialmente dopo una certa età è importante sottoporsi regolarmente alla Moc: il nostro medico deciderà con che frequenza dovremo effettuare l’esame in base al nostro livello di rischio. 02 03

L’importanza della prevenzione dell’osteoporosi

L’integrazione alimentare e vitaminica ed eventuali terapie ormonali possono rappresentare percorsi utili per ridurre l’impatto dell’osteoporosi. È bene però ricordare che, come per tutti i disturbi e/o cronicità, sarà sempre il medico a consigliare eventuali esami e terapie da intraprendere.

Per fortuna, il metabolismo osseo è condizionato anche da fattori su cui è facile agire, ma chiaramente, come sempre, costanza e buona volontà non devono mancare: parliamo dei fattori legati allo stile di vita, come un’alimentazione ricca dei nutrienti necessari e l’attività fisica che stimola la deposizione di nuova matrice ossea.

Perché si crei il nuovo osso servono, infatti, la “materia prima” e il “macchinario” per deporla: la prima è il calcio, che possiamo assumere con alimenti che ne sono ricchi, come, per esempio, latte e latticini, frutta secca (come le mandorle), ortaggi a foglia verde (come spinaci, radicchio verde etc.), grano saraceno, ma è importante anche l’acqua, che deve avere un contenuto medio di sali minerali.

Il macchinario che fa il lavoro, cioè la vitamina D, permette poi di fissare il calcio nelle ossa. In teoria, non sarebbe necessario assumerla con l’alimentazione, dato che il corpo può sintetizzarla quando ci si espone al sole, ma oggi passiamo gran parte del tempo al chiuso, con un’illuminazione artificiale che non ne permette la sintesi. Risultato: il 70% della popolazione italiana soffre di una qualche carenza di vitamina D (dati di Fondazione Umberto Veronesi). Dunque, bisogna procurarsela in altro modo: con la dieta (ne sono ricchi sardine, salmone, uova e olio di fegato di merluzzo) o ricorrendo a integratori alimentari, sempre dopo averne parlato con il proprio medico.


Bibliografia

  1. Back to contents.
  2. Back to contents.
  3. Back to contents.

Condividi sui social: