Consigli utili per proteggere il cuore dal caldo estivo
Estate è sinonimo di vacanze, relax e… caldo. Spesso, specie in questi ultimi anni, molto caldo, troppo, tanto da diventare un vero e proprio pericolo per la salute. Un rapporto pubblicato da The Lancet nel 2021 01 attesta che in tutta Europa dal 1990 al 2016 il rischio di morte legato all’esposizione a temperature troppo elevate è in continuo aumento. E dal 2016 a oggi i periodi di caldo estremo non sono diminuiti, anzi.
Certo, il rischio riguarda soprattutto chi è affetto da malattie cardio-respiratorie, ma anche le persone in salute e persino i bambini possono andare incontro a disturbi ben poco piacevoli. Meglio dunque attenersi a qualche piccola precauzione in grado di proteggerci. Ma prima vediamo perché e come il caldo può creare dei problemi.
Perché troppo caldo fa male?
Per funzionare a dovere il nostro organismo deve mantenere la sua temperatura, che oscilla intorno ai 37 gradi; è per questo che quando si surriscalda iniziamo a sudare: il sudore è un meccanismo di raffreddamento per evaporazione di parte dei liquidi del nostro corpo. Questo meccanismo, però, diventa sempre meno efficiente via via che il tasso di umidità dell’ambiente aumenta, provocando una maggiore perdita di liquidi: non a caso il caldo umido si sopporta meno di quello secco.
Tutti i nostri tessuti hanno bisogno di quei liquidi che, se persi, vanno reintegrati, ossia portati a destinazione dalla circolazione. Quindi, con il caldo, il cuore deve pompare più intensamente e sottoporsi a uno sforzo sempre più intenso. Il fatto è che con il sudore non perdiamo solo acqua, ma anche sali minerali come sodio e potassio, che sono indispensabili perché la contrazione muscolare e la trasmissione nervosa funzionino a dovere.
Il corpo ha dei meccanismi, per lo più ormonali, per cercare di mantenere un equilibrio tra dispersione del calore e perdita di liquidi e sali, ma se il calore diventa troppo elevato o si fa uno sforzo eccessivo, iniziano a manifestarsi dei problemi.
I segnali d’allarme
Spesso uno dei primi campanelli d’allarme che qualcosa non va è un mal di testa più o meno intenso, o il sentirsi rallentati o annebbiati, e questo perché il tessuto cerebrale è uno dei più “umidi” del corpo e risente molto presto della carenza del suo “liquido di raffreddamento”.
Ma l’elenco è più lungo: si va dalla riduzione delle urine, concentrate e scure, alla forte stanchezza, fino alle vertigini, in particolare quando ci si alza. Il caldo provoca, infatti, una dilatazione dei vasi periferici e quindi -complice la fatica del cuore ad aumentare il ritmo di pompaggio- determina una caduta della pressione sanguina, che può portare anche allo svenimento.
Chi deve stare più attento?
- I bambini: tutti dovremmo fare attenzione a questi segnali e cercare di prevenire le possibili conseguenze, ma per alcuni soggetti è di particolare importanza, a partire dai bambini, specie i più piccoli. Da un lato, infatti, la loro superficie corporea -la superficie traspirante e, quindi, di raffreddamento- è ridotta, dall’altro il loro sistema di termoregolazione non è ancora del tutto maturo.
- Gli anziani: ci sono poi gli anziani, in cui, al contrario, i normali sistemi fisiologici di regolazione della pressione possono essere un poco “arrugginiti” e non funzionare come una volta. Inoltre, se si va ancora un pò più in là con gli anni, è facile che anche l’anzianità del sistema nervoso possa portare a una riduzione della percezione della sete. È esperienza comune che gli anziani tendano a bere poco, e questo facilita la disidratazione.
- Chi soffre di patologie croniche: ancora più attenzione deve fare, poi, chi ha avuto un infarto, un ictus, è diabetico o, in generale, chi assume farmaci per problemi cardiovascolari, come per esempio i beta-bloccanti, che riducono la frequenza cardiaca, i vasodilatatori (Ace-inibitori, sartani, calcio-antagonisti), che possono indurre più facilmente una ipotensione, o i diuretici, che aumentano il rischio di disidratazione.
7 raccomandazioni da seguire
Per evitare di incorrere in questi problemi è necessario attenersi ad alcune misure, alcune delle quali sono valide per tutti e a maggior ragione per chi soffre di patologie cardiovascolari. Sono raccomandazioni promosse anche da Siprec, Società italiana per la prevenzione cardiovascolare (https://www.siprec.it):
- evitare gli sbalzi improvvisi di temperatura, che possono causare una rapida caduta di pressione. Attenzione all’aria condizionata, che non va regolata a una temperatura molto bassa;
- prediligere il mattino e la sera per passeggiate e attività all’aperto, evitando le ore più calde della giornata;
- in montagna salire o scendere di altitudine in modo graduale;
- non soggiornare in luoghi troppo isolati e lontani dai presidi sanitari;
- fare pasti leggeri (la digestione comporta una forte produzione di calore), preferendo frutta e verdura fresche (che migliorano l’idratazione e apportano gli indispensabili sali minerali), minestre e simili;
- idratarsi molto bene, bevendo molta acqua, circa due litri nell’arco di tutta la giornata 02 ed evitando gli alcolici come il vino, o la classica birra ghiacciata, che oltretutto può causare uno shock termico allo stomaco. È importante soprattutto eliminare completamente i superalcolici e andrebbero inoltre evitate anche bevande gassate e zuccherate, limitando anche il caffè, che è diuretico.
- continuare ad assumere le proprie terapie farmacologiche, senza modificarle in autonomia, rivolgendosi al proprio medico per qualsiasi dubbio.
Qual è il clima ideale per i cardiopatici?
Diversi studi hanno valutato gli effetti della temperatura ambientale sul rischio di infarto e di altre malattie cardiovascolari. Queste ricerche hanno confermato che temperature troppo calde o troppo fredde possono risultare pericolose per le persone con malattie cardiache. Tuttavia, i valori di temperatura ideali rilevati in questi studi variano molto a seconda dell’area geografica nella quale sono stati effettuati, perché il corpo umano è capace di adattarsi alle temperature ambientali nelle quali è abituato a vivere.
Uno studio effettuato in Svizzera (Paese con temperature simili a quelle dell’Italia del Nord) può darci qualche indicazione su quale sia la temperatura ideale per ridurre il rischio di problemi al cuore. 03 Secondo la ricerca svizzera il rischio di decesso per infarto miocardico è minimo quando la temperatura massima esterna è di circa 28°C. Al di sopra dei 32°C e al di sotto dei 16-17°C il rischio di morte aumenta progressivamente. Da questo si può dedurre che la temperatura ambientale ideale per le persone con problemi cardiaci dovrebbe essere compresa tra i 16 e i 32°C. È importante, però, prendere in considerazione anche il livello di umidità: quando è elevato (come spesso succede nelle estati italiane) può rendere pericolose temperature ritenute sicure.
Fonti
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GBD 2019 Risk Factors Collaborators. Lancet. 2020 Oct 17;396(10258):1223-1249.
https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)30752-2/fulltext -
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European Food Safety Authority. Scientific Opinion on Dietary Reference Values for water. https://efsa.onlinelibrary.wiley.com/doi/epdf/10.2903/j.efsa.2010.1459
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Schulte F, et al. Swiss Med Wkly. 2021 Sep 13;151:w30013.